sabato 3 ottobre 2015

Contro natura.
Penso che talvolta la medicina sia contro natura.
Penso che il progresso scientifico e la ricerca si siano così avvicinati al divino che la morte è diventata un evento avverso quasi casuale, salvo poi diventare devastante ed improvviso proprio laddove quella scienza ha miseramente fallito.
Ci siamo così tanto concentrati ad inventare il farmaco per eccellenza, quello che sconfigge il cancro, quello che ci salverà, quello che ci renderà tutti immuni ai peggiori mali dell'uomo che, strada facendo, abbiamo inventato anche una marea di pillole che allungano pericolosamente la vita di chi sta andando naturalmente verso una fisiologica e prevedibile conclusione.
Stamattina ho visitato nelle loro abitazioni tre pazienti ultranovantenni, arrivati alla rispettabilissima età citata proprio perchè accuditi con amore e rispetto nelle loro case e non in una casa di riposo.
L'amore fa miracoli ma è la scienza che a volte fa più danni che la vecchiaia stessa.
Un anziano andrebbe solo nutrito, lavato, ascoltato, considerato, pettinato, idratato, occupato, curato con normali terapie di supporto.
Quando un anziano in una casa si aggrava per ciò che la natura e il buon dio hanno deciso per lui non andrebbe intubato, cateterizzato, legato, incanulato, medicato, esplorato, infilzato, aspirato.
Andrebbe solo.... accompagnato.
Vaglielo a spiegare ai medici iperinterventistici che o lo silurano in ospedale o lo silurano a noi delle cure domiciliari illudendo una famiglia intera sui miracoli della scienza, sulla necessità di tentare tutto il tentabile, di intraprendere cure complesse e devastanti per guadagnare cosa? un mese di vita in più?
Che mese sarà quel mese?
Un mese fatto di infermieri rompicoglioni che lo tortureranno, di medici che si inventeranno esami diagnostici assurdi e viaggi in ambulanza faticosissimi, un mese di flebo e cateteri infilati ovunque, un mese che nessuno vorrebbe avere in più.
A novantanove anni stamattina una vecchia che non parla più da tre mi ha detto con gli occhi: "basta".
Tra me e lei ci siam dette che arrivare a cento così sarebbe stata una sconfitta.
Avrei dovuto farle una esplorazione rettale e vedere se nel suo alvo c'era un fecaloma, un tappo di cacca che le impediva l'evacuazione.
Quando si dice un lavoro di merda.
Ma perchè mai avrei dovuto farle tanto male?
Ci penseremo domani.
Oggi se non farà la cacca amen, la faremo domani.
La prescrizione alla famiglia era banale ma solidale con quella povera vecchia dagli occhi imploranti: mele cotte tiepide e un massaggio rotatorio sull'addome, da sinistra a destra, dolcemente.
A cent'anni tutto dovrebbe essere dolce.
Dolcemente si dovrebbe poter morire.
Panda Rei

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